Concorso Notarile e Congresso Nazionale del Notariato … una bella coincidenza

Concorso Notarile e Congresso Nazionale del Notariato … una bella coincidenza

Nella medesima settimana si sono svolti, con parziale sovrapposizione di giorni, il XLVII Congresso Nazionale del Notariato, a Napoli, e le prove scritte del Concorso Notarile indetto con D.D.G. 27 dicembre 2011, pubblicato nella G.U. n. 2 del 10 gennaio 2012.

Una bella coincidenza, sicuramente. Il presente ed il futuro, le alte sfere e la base, tutti chiamati alla prova delle loro capacità. Così, mentre i vertici delle istituzioni sfilavano in un susseguirsi di interventi, dichiarazioni di intenti e proclami, la parte più importante del notariato si affannava in un’estenuante prova di coraggio, resistenza, capacità. Sarebbe stato più bello udire dalle istituzioni qualche passaggio approfondito sul concorso, ma così non è stato. Troppo assorbita, l’attenzione, dagli spettri che la crisi economica proietta anche sulle professioni, dai pericoli di deregulation selvaggia che già da qualche anno danno i loro frutti amari, ed ancora, da qualche allarmismo che, pur forse esagerato nei toni, ha squarciato il velo calato su un’atmosfera di poco credibile ottimismo. Io però continuo a chiedermi: perchè, quando c’è preoccupazione per il futuro, non si pensa a chi quel futuro rappresenta? L’accesso è stato sempre aspetto fondante e quasi legittimante del sistema notariato: l’assoluta  garanzia della qualità dei notai è uno dei principali motivi di riconoscimento del ruolo assegnato dallo Stato, del munus della della fede privilegiata.

Il prestigio e la tradizione di questa professione trovano in un accesso così selettivo giustificazione e, nel contempo, linfa vitale, per assicurare una qualità media del servizio professionale altissima. Il servizio notarile si fonda sull’alta qualità dei suoi erogatori, sulla trasparenza e la meritocrazia del sistema di selezione, sulla chiarezza; se tutto questo viene meno, l’intero sistema si indebolisce.

Le specifiche competenze professionali attribuite ai notai sono fondate proprio sull’alto livello di preparazione, indice e garanzia di sicurezza nella gestione di munera che lo Stato ritiene fondamentali. Se perde credibilità lo strumento che quel livello deve assicurare, come ci si potrà opporre alle “richieste” di altre categorie professionali, che chiedono di svolgere parte delle funzioni di certificazione pur senza aver superato lo specifico concorso pubblico?

Se è così, tra le proposte di dialogo con le forze politiche, non può e non deve mancare una proposta relativa all’accesso: il concorso, così com’è, è farragginoso, lento, determina situazioni a volte paradossali ed inguste, finendo per premiare le capacità di resistenza prima ancora che quelle logiche e giuridiche.

Il Ministro Paola Severino si è soffermata attentamente sulle problematiche dell’accesso, affermando con convinzione la necessità che si renda il concorso alto strumento di selezione, idoneo a premiare il merito, e non le particolari doti di resistenza fisica.

Eppure, il giorno prima, la prova inter vivos iniziava, incredibilmente, alle ore 14.30 … per concludersi otto ore dopo .. Come se i candidati non fossero presenti dalle 8 (6 ore e 30 minuti prima della dettatura dunque); come se i candidati non avessero il giorno dopo l’onere di essere presenti alle 8 ..

La gestione del concorso produce a volte situazioni insostenibili per i candidati, fin dai giorni di svolgimento delle prove, all’estenuante attesa degli esiti.

La durata delle correzioni è il vero punto debole, da cui derivano tutti gli altri.  Sono giorni, mesi, anni, per i candidati, durissimi, psicologicamente ed economicamente. Le alternative di lavoro, oltre ad essere sempre più scarse in un’inflazione dilagante di dottori in giurisprudenza e di avvocati, sono ben poco compatibili con uno studio intenso come quello per il concorso; la figura del “dottore di studio”, si sa, è una figura che ha in sé le stimmate della precarietà, la si coltiva nella speranza di diventare notai. Spesso, si continua a studiare in condizioni difficili, con i sacrifici di intere famiglie.  Questo è un problema assolutamente da risolvere.

Ora, è vero che non è una prescrizione medica dedicarsi al concorso notarile, e che le lunghe carriere sono un “lusso” che non tutti si possono permettere; ciò però non significa che si possa chiudere una procedura concorsuale in cinque anni.

Questo è sbagliato per tutti, abbienti e non abbienti, praticanti e notai, candidati e commissari.

La verità che traspare all’esterno è che chi siede in commissione lavora in condizioni troppo difficili: in tempi come quelli attuali sacrificare le proprie attività per dedicarsi al concorso non è uno sforzo semplice; anzi è già da salutare con favore e con grande rispetto la disponibilità resa da chi partecipa ai lavori. 

Le norme introdotte nel 2006 impongono la correzione complessiva degli elaborati: è cioè possibile non procedere oltre nella lettura degli elaborati solo ove si ravvisino nullità o gravi insufficienze; per effetto di ciò è ben frequente che si arrivi a correggere tutti e tre gli elaborati scritti per giungere, comunque, alla bocciatura. Ora, questa norma a me pare giustissima, in quanto tutela i candidati da possibili sconfinamenti nell’arbitrio. Se però essa genera un appesantimento ulteriore, occorre trovare una soluzione: si può aumentare il numero dei commissari. Con più commissari i lavori sarebbero più celeri e meglio distribuiti, evitandosi anche segnali di stanchezza che talora emergono dai verbali, ove accanto a sacrosante cause di bocciatura, si riscontrano rilievi non sempre calzanti.

In alternativa, si potrebbero formare più di due sottocommissioni. La riforma che consente lo sdoppiamento della commissione (art. 10, co. 4 d. lgs. 166/06) in due sottocommissioni non ha condotto ai risultati sperati, è evidente. Si potrebbero allora creare tante sottocommissioni quanti sono i notai in commissione. E’ importante, chiaramente, la presenza di almeno un notaio in ciascuna sottocommissione, non per ragioni di categoria, ma per assicurare l’orientamento delle operazioni conforme allo scopo per cui si svolgono. L’impostazione “notarile” ha caratteristiche peculiari che sono un notaio può padroneggiare.

Allora, perché non formare sei sottocommissioni, in ciascuna delle quali il notaio dia indicazioni di metodo in quanto esperto in materia? Il lavoro sarebbe così suddiviso maggiormente e più celere.

Aumentando a dismisura si perde l’omogeneità delle correzioni? Questa è l’obiezione che mi piace meno. In oltre un anno, quale essere pensante riesce a mantenere totale omogeneità di giudizio, di fronte al diritto, scienza per sua natura, felicemente incerta? Personalmente, io sono sicuro che una migliore distribuzione del lavoro consentirebbe di applicare in maniera ferrea i criteri fissati preventivamente dai commissari.  Perché allora non aumentare il numero dei commissari e suddividere ancor più il lavoro?  

Inoltre, i commissari devono essere adeguatamente remunerati: la loro attività è importantissima, la selezione delle nuove generazioni è il momento cardine per qualsiasi professione. Chi se ne occupa deve essere ricompensato in maniera congrua: la scelta di chi si mette a disposizione del notariato per curare la formazione dei nuovi notai dev’essere assistita, e non mortificata. Non si può svolgere un lavoro così duro, sottraendo tempo e risorse al proprio lavoro personale, senza essere compensati, anche minimamente, di questo sforzo. Del resto, se non si trovano risorse per questo, per cosa si deve investire?

Le tracce assegnate vanno, a mio avviso, nella giusta direzione: selezionare giuristi, esperti nella soluzione di problemi pratici e nella redazione di clausole puntuali, tecniche, idonee a prevenire liti e problematiche. Ciò soprattutto vale per l’atto tra vivi. Forse mancano spartiacque “decisivi”, ma ciò fa sperare che la selezione avverrà sulla base del complesso di quanto prodotto: abilità pratica, cognizioni teoriche, chiarezza espositiva… tutte doti indispensabili per chi si avvia verso la professione notarile, sicuramente più della conoscenza di remote norme speciali che, in sede di concorso, non possono e non devono selezionare.

Spero vivamente che le problematiche dell’accesso siano ben presenti a chiunque aspiri  a candidarsi ai vertici istituzionali del Notariato, alle prossime elezioni. Ove così non fosse, taglieremmo a priori il nostro futuro.

Buon lavoro a tutti

Carlo