31 Ott Esce “Le Disavventure di Romolo Romani”
Il notaio: da sempre, nell’immaginario collettivo, emblema di correttezza e certezza, simbolo di imparzialità, e, ben oltre la realtà, di privilegio. Immagine seriosa, altera, troppo distante. Immerso tra le carte, fa spesso domande incomprensibili, rispetto alle quali nasce, talora, un silenzio irreale, talaltra, un istante di paura, prima della risposta. Il notaio è “lo Stato”, attenzione a ciò che diciamo!
Cosa c’è, davvero, dietro tutto questo?
Cosa agita, dentro, questa figura enigmatica, spesso distratta, sempre concentrata ed assorta in leggi, adempimenti, tasse, cineserie varie?
Con gioia, orgoglio, soddisfazione, ed un pizzico di emozione, presento “Le Disavventure di Romolo Romani”, brillante, simpatico, introspettivo viaggio nella mente del notaio per eccellenza, il più longevo e famoso, quel Romolo Romani di Roma, figura immaginaria (è il notaio fittiziamente impersonato dagli aspiranti in sede di concorso notarile) che accompagna i praticanti notai e i notai in tutto il loro percorso.
La storia di Romolo Romani è raccontata partendo dalle pagine che, di volta in volta, lo “creano” e ne perpetuano l’esistenza: i casi notarili! Moderno genere della letteratura giuridica, il “caso” è l’esame più difficile per l’aspirante notaio, il banco di prova dopo mesi di studio, ed ha, per immaginario protagonista, lui, sempre lui, Romolo Romani di Roma.
Il racconto fa emergere, con ironia tagliente e rivelatrice, le paure, le ansie, le difficoltà del notaio alle prime armi, alle prese con l’apertura dello studio, i dipendenti, i mille adempimenti, il dialogo con le parti e con i consulenti, nel mercato che si propone, sempre più frenetico, aggressivo, spersonalizzante.
Un susseguirsi di nevrosi, paure, ansie, nell’inevitabile schiavitù dell’onestà, del rigore, della precisione maniacale: eppure, pareva tutto così facile, dopo aver superato il concorso!
Una parabola di vita, emblematico percorso di una figura all’esterno così formale, dentro, troppo spesso, incapace di trovare la giusta distanza tra sé ed il proprio irreprensibile ruolo di pubblico ufficiale o, talvolta, la tentazione del business.
Il tutto reso con ironia sagace, brillante, consapevole.
Giuseppe Sorrentino, all’esordio da narratore (un esordio che, quando ha scritto queste divertentissime pagine, non immaginava nemmeno), regala questo esilarante divertissement, ideale contatto con la realtà, che potrà aiutare i notai a sdrammatizzare il quotidiano del munus pubblico, gli altri a capire meglio il ruolo e, perché no, le difficoltà anche personali che esso comporta.