Tempi di crisi … venti di riforma

Tempi di crisi … venti di riforma

Cosa sarà di noi?

Come uscirà questo nostro notariato dalla stagione di riforme che si annuncia? Perchè sembra che i professionisti costituiscano un problema, un ostacolo a questo concetto ormai quasi da leggenda chiamato “crescita”?

Possibile che si pensi di poter fare a meno delle garanzie che il sistema professionale offre, così disinvoltamente?

E’ chiaro che lo scontro tra i c.d. liberisti, quelli di ogni epoca, che qualche volta sono a destra, qualche altra a sinistra, ma più semplicemente si trovano ove c’è da speculare e rendere tutto “concorrenziale”, e i professionisti è destinato a diventare violento.

Si può discutere, in linea di principio quanto si vuole: è sbagliato pensare che l’attività professionale sia un vero “mercato” cui applicare i principi concorrenziali, perchè nessun professionista svolge la stessa prestazione come la svolgerebbe un altro, e ove non c’è fungibilità non c’è comparazione di mercato, ma solo di prestazione personale.

Ciò detto, cosa possiamo rispondere a chi cerca di farci passare come un “peso”?

Ragazzi la verità, almeno secondo me, è che il notariato è afflitto da una serie di luoghi comuni, che negli anni hanno fatto e continuano a far sì che la gente anche colta lo consideri, troppo spesso, una rendita di posizione densa di privilegi ingiustificati.
Il lavoro del notaio è gravemente sottovalutato non solo dall’utenza, ma anche dai partners delle discussioni istituzionali e politiche. In qualche modo, sottilmente, si riconosce che è un’istituzione che funziona (anche Catricalà qualche piccolissima ammissione al Congresso ha dovuto farla), ma nel contempo si tende a pensare che tutta questa “qualità” tutto sommato sia grasso che cola, una cosa di cui si potrebbe fare a meno senza grandi sconvolgimenti per il sistema Italia.
Si dimentica, generalmente, che il notaio ha, prima di tutto, un “ruolo”, pubblicamente e disciplinarmente connotato, che rende “doverosa” la deflazione del contenzioso. Immaginiamo che un avvocato, da domani, possa autenticare una compravendita immobiliare: ammesso che riesca a portare a termine tutti gli adempimenti, ove una clausola risulti sbagliata, è così agevole riconoscerne una responsabilità azionabile?
Inoltre, il notaio fa una cosa che nessun altro esterno allo Stato fa: riscuotere tributi senza alcun aggio, gratuitamente.
Ancora, il notaio è “indipendente” e lavora da solo per più persone con interessi contrapposti. Una cosa proprio nessuno spiega: se non serve il pubblico ufficiale, terzo rispetto alle parti, quanti avvocati serviranno per quella compravendita? Uno per parte? E se così è, è verosimile un risparmio per il consumatore?
Io da sempre ritengo che 4.700 notai siano un numero troppo basso, non solo e non tanto per evitare eccessive concentrazioni economiche (che, specie di questi tempi, sono davvero poche), ma proprio perchè insufficienti allo svolgimento del servizio che è l’essenza del notariato. Non è possibile che il cliente aspetti 15 giorni per una stipula (se banale).
Nel contempo però sono anche certo che per 20.000 notai, in Italia, non ci sarebbe lavoro.
Sembra una cosa “assurda” ma è così. L’attività notarile, anche quando lenta, è una “azienda” con costi altissimi, perchè garantire una serie di risultati (segretezza in alcuni casi, conservazione a mezzo della stampa, inoltro di comunicazioni, pubblicità legale tempestiva) occorrono molti strumenti, risorse umane e materiali che non si può non avere.
Per questo, pensare di dividere il lavoro (specie quello attuale) per il quadruplo dei notai sarebbe improponibile.
Non converrebbe a nessuno fare questo mestiere per guadagnare quanto un impiegato pubblico, anche di alto livello. Il notaio è bravo quando dice “no”: e per dire no deve essere in condizione di farlo. Colui che deve aver paura della fine del mese o comunque avere un guadagno impiegatizio, tenderà a dire sì a qualsiasi cosa, pur di avere di più.
Indi sicuramente si dovrebbe ampliare l’organico, ma liberalizzare del tutto renderebbe impossibile il funzionamento del servizio.
Eppure, non sembra proprio che ai vertici interessi di quanti siamo, o di com’è il concorso, o di quanto siamo bravi.
Allora, qual è la conclusione?
Forse, è un servizio troppo lussuoso per i tempi moderni. E’ tutto vero quel che predico, ma purtroppo questo Paese non può permetterselo. Ecco, questa è una via interpretativa che non tollererebbe obiezioni, in quanto è questione di opportunità e nessuno può pretendere di entrare nelle valutazioni di opportunità di un soggetto (lo Stato) che decida di non avvalersi più di un servizio.
Potrebbe dunque pensarsi che lo Stato ha deciso di correre qualche rischio in più, di aprire anche a soggetti non più terzi, non più specificamente preparati, non più formati come pubblici ufficiali.

E si sa, sull’altare del profitto, si sacrifica qualsiasi cosa, anche la sicurezza dei traffici. Il vento che spira ci dice proprio questo…
Però mi verrebbe da chiedere a questo Stato: “Sarà anche una tua decisione. Ma cosa pensi di far risparmiare? Se corri qualche rischio in più, tra 10 anni avrai tanti giudizi in più da gestire. E questo avrà favorito magari gli avvocati, che avranno tanto lavoro dopo, ma non certo te, Stato, nè i soggetti a vantaggio dei quali credevi di emanare un provvedimento. E poi, Stato, rifletti su una cosa: se tu hai creduto di far risparmiare i tuoi cittadini, con una misura che indirettamente almeno ha favorito dei soggetti divenuti concorrenti (es. gli avvocati), ed il risultato, anch’esso, favorisce gli stessi soggetti che poi si occupano di gestirne le conseguenze (in giudizio), non ti viene il sospetto che questi soggetti siano in conflitto d’interessi? E se poi questi avvocati, anche loro, anch’essi colpevoli, secondo la moderna visione di “mercato”, di essere professionisti, finiscono alla mercè di qualche buontempone investitore, non credi di tirare troppo la corda? Non vorrai farci sospettare che, pilotato dall’esterno, stai solo spostando una fetta di mercato, e che a far risparmiare non ci pensi proprio?”.
Comunque, è anche colpa nostra.
L’unica vera “prevenzione” doveva partire da noi, tutti noi, mi coinvolgo anche se sono stato nominato da pochi mesi: il notariato avrebbe dovuto mostrarsi assai più severo rispetto a certe degenerazioni. Io non penso che non sarebbe cambiato nulla. Si sarebbe conservata un’immagine di pulizia e di assoluta neutralità, che in molti casi, per carità, è ancora viva e presente, ma in troppi casi lascia il posto ad uno straripamento di ingordigia, e ad una serie di disinvolture che non si possono accettare.
Non voglio scomodare ottobre 2010, perchè riaprirei una ferita di tanti utenti, ma dico una cosa: qualche punizione esemplare di certe condotte sarebbe stata, e sarebbe utile, perchè questo è un lavoro che ha in sè la dignità del munus pubblico, e certe cose non si possono proprio vedere, e io non le voglio vedere. E non penso solo ai fatti di ottobre, ma a tante forme di pseudo concorrenza sbagliata, opera di coloro che la concorrenza non vogliono affrontare.
Tutto questo, là fuori, si percepisce, qualunque cosa facciamo o non facciamo.
Ora che il capitalismo si affaccia, cosa possiamo opporgli? Si sarebbe appropinquato comunque, come un avvoltoio? Probabile, ma sarebbe stato meglio avere qualche risposta in più da dare.
Io voglio poter difendere il mio ruolo con l’orgoglio che esso merita. Mi sono letteralmente ammazzato, ho impiegato tutto ciò che avevo, come uomo prima che come giurista, ho rischiato di perdere le cose più belle per un sogno, perchè ci credevo e volevo a tutti i costi “essere” notaio.
E volevo esserlo perchè sono un rompiscatole, perchè amo la precisione, e perchè mi piace il ruolo di prevenzione e, posso dirlo, perchè gioisco immensamente quando vado nell’altra stanza e ci sono i praticanti che sorridono. I praticanti, quello che ero io solo poco tempo fa … i praticanti, quelli per cui nessuno ha mai tempo o spazio … quelli che saranno noi tra qualche tempo … quelli dai quali poi avremo il coraggio di pretendere rispetto, serietà, e “correttezza” quando saranno diventati notai anche loro. Quanto ci piace riempirci la bocca di questa “correttezza”? E allora usiamola!
Quel che vedo ora non sempre mi piace, ma io mi sforzo di non cambiare, e sarebbe davvero bello se tutti facessero questo sforzo. Sono convinto che sarebbero molti di più ad aver timore di sfidarci, e a guardarci come un “porto franco”, come un punto di riferimento di serietà, di garanzia, di correttezza. Quello per cui esistiamo, quello che dobbiamo continuare ad essere.
Ciao a tutti ragazzi.
Carlo